I Robinson - Una Famiglia Spaziale
Un Orfano nella Tempesta
Nel 1990 esce un libro per bambini intitolato A Day with Wilbur Robinson, scritto e illustrato da William Joyce. In esso il dodicenne Lewis visitava la casa dell'amichetto Wilbur, venendo a contatto con le innumerevoli bizzarrie della sua famiglia. Non c'era una vera trama, solo un insieme di stramberie e trovate visive, ma questo bastò a colpire la fantasia degli artisti Disney, che iniziarono a lavorare ad un adattamento dell'opera. La storia venne rielaborata, spostandola su un piano fantascientifico a base di viaggi nel tempo e paradossi, e il tema divenne quello della ricerca di una famiglia da parte di Lewis, ripensato come un orfanello. Stephen Anderson si occupò della regia, e diede alla storia un tocco personale, dato che in passato aveva vissuto le stesse esperienze di Lewis. Si trattava senza dubbio di un film atipico, che avrebbe esplorato un campo fino a quel momento poco sfruttato nelle opere dello studio (all'epoca chiamato ancora Walt Disney Feature Animation), portando avanti quella sperimentazione iniziata nei primi anni del nuovo secolo. La company in quegli anni però venne investita da una crisi profonda, e gli studios vennero privati all'improvviso del loro cavallo di battaglia: l'animazione tradizionale. Come Chicken Little anche questo film venne forzatamente convertito alla computer grafica, trovando gli artisti ancora impreparati a gestire l'animazione della figura umana. In quella fase di tumulti e stravolgimenti, lavorare serenamente ad un film tanto complesso divenne impossibile. Tra ingerenze da parte di una dirigenza desiderosa di puntare sulla commedia, e le continue incertezze produttive, il film venne fortemente danneggiato. Quando la tempesta cessò e a prendere le redini dell'animazione Disney arrivò John Lasseter, fu necessario rivedere completamente il progetto. Meet the Robinsons venne immediatamente inviato ad Emeryville, perché i creativi pixariani potessero valutarlo e dare consigli su come risolvere i problemi di sceneggiatura. Grazie a queste consulenze il film venne salvato in corner, e ad oggi costituisce il primo passo verso il riscatto degli studios.
Lacrime, Follie e Paradossi
Meet the Robinsons si apre con una sequenza color seppia, che suggerisce con delicatezza che ci troviamo nel passato. La scena, narrata con un certo trasporto, è quella dell'abbandono di un Lewis neonato di fronte all'orfanotrofio che lo crescerà. Un incipit drammatico e malinconico che si pone in controtendenza rispetto alle commedie in CGI che la concorrenza proponeva in quegli anni. I toni scanzonati di Chicken Little vengono quindi messi da parte, e gli studios rivendicano il diritto di proporre al pubblico ancora una volta una storia in cui commedia e dramma tornano a compenetrarsi in dosi massicce, a prescindere dalla tecnica utilizzata.
Nel secondo atto si arriva però nel futuro e il ritmo subisce una brusca accelerata. La presentazione dei componenti della famiglia Robinson riprende il materiale narrativo del libro originale, e di conseguenza il registro diventa prettamente umoristico. Le gag folli, l'abbondanza di personaggi surreali e la stralunata velocità con cui tutto questo viene presentato, vorrebbero immergere lo spettatore in un nuovo Paese delle Meraviglie, ma la resa è fin troppo pasticciata, probabilmente un retaggio della turbolenta realizzazione del film.
Quando questa parentesi sgangherata viene chiusa, il film torna finalmente a mostrare la sua forza narrativa. Gli ingranaggi della trama si rimettono in moto per un terzo atto veramente eccellente, ben calibrato e con un paio di notevoli colpi di scena, merce rara in questo tipo di cinema. Non si tratta certo di sviluppi imprevedibili per chiunque abbia una buona infarinatura di viaggi e paradossi temporali, ma spicca senza dubbio la naturalezza e l'intelligenza con cui queste tematiche vengono trattate in un film d'animazione destinato ad un largo pubblico. Meet the Robinsons presenta infatti la trama più complessa scritta fino a quel momento per un classico Disney, ma la espone in modo chiaro, scorrevole e intuitivo. Ed è questo uno dei più grandi meriti degli artisti Disney: essere riusciti a parlare in maniera assolutamente universale di viaggi nel tempo, uno degli argomenti più ostici di sempre.
Una Tecnica Acerba
Convertire alla computer grafica lo studio che portò l'animazione tradizionale allo stato dell'arte, ebbe un prezzo piuttosto alto. Molti animatori se ne andarono, altri provarono a mettersi in gioco, trasformandosi nei “burattinai” di questi nuovi modelli in CGI. Come in Chicken Little, è possibile individuare nei credits i nomi di molti animatori veterani come Ruben Aquino, Anthony De Rosa e Dale Baer, desiderosi di calarsi in questa nuova realtà, pur di sopravvivere. Alle prese con una tecnica d'animazione ancora molto arretrata e visibilmente a disagio con la figura umana, questi artisti cercarono un modo di infondere ai modelli tridimensionali i loro virtuosismi grafici. Ma il problema sarebbe stato risolto solo tre anni dopo da Glen Keane con Rapunzel, e al momento non si poteva fare altro che navigare a vista con risultati molto incerti. Se con gli animali di Chicken Little gli animatori erano riusciti a trasporre la forte carica espressiva disneyana, dissimulando la loro inesperienza, realizzare un film incentrato sugli esseri umani mise a nudo ogni limite tecnico. Fatta eccezione per qualche virtuosismo permesso da alcune figure fortemente caricaturali come l'Uomo con la Bombetta, fortemente debitore al Dick Dastardly di Hanna e Barbera, la maggior parte dei personaggi e in special modo il nonno appaiono oggi datatissimi, simili a bamboline di gomma. L'occhio più esperto potrà riconoscere le intenzioni degli artisti, ma quando si passa dalla teoria alla pratica la resa non è delle migliori.
Ciò che invece gli studios padroneggiano bene già a partire da Chicken Little è la resa degli ambienti. Siamo lontani dal fotorealismo pixariano: gli artisti Disney decidono di dare alla loro CGI una resa più impressionista, dipingendo intorno ai protagonisti un mondo meno realistico, narrando la loro storia anche attraverso il colore. La sovracitata sequenza color seppia ambientata nel passato, le tonalità crepuscolari del presente e i vivacissimi colori del futuro rendono molto bene gli stacchi tra le location e comunicano sapientemente allo spettatore le giuste emozioni, rendendo indolore il passaggio ad una narrazione più complessa.
Non Solo Elfman
La crisi d'identità che investì in quegli anni la Disney non risparmiò neanche le colonne sonore. Si pensava che i musical fossero passati di moda, ma non si voleva rinunciare completamente ad una componente così importante del cinema disneyano. Film come Chicken Little, I Robinson e Bolt non avevano certo la struttura da musical, ma presentavano ugualmente delle canzoni originali, mescolandole a volte con brani preesistenti. Il compositore delle strumentali di Meet the Robinsons è Danny Elfman, pupillo di Tim Burton che per Disney aveva già composto la colonna sonora di Nightmare Before Christmas, ma sono presenti anche un paio di canzoni, scritte da autori vari.
- Another Believer - Prima canzone del film, è una simpatica e malinconica cantilena scritta da Rufus Wainwright e Marius de Vries, che accompagna un montaggio che descrive i numerosi tentativi di Lewis di costruire il suo scanner mnemonico.
- The Future Has Arrived - Questo è il brano strumentale composto da Elfman che accompagna l'arrivo di Lewis nel futuro. Magico e gioioso, ne esiste una versione cantata, ospitata nei titoli di coda. È senza dubbio il brano più riuscito, capace di infondere al film un'energia incontenibile.
- Where Is Your Heart At? - Al culmine della bizzarra scena di presentazione della famiglia Robinson, abbiamo questa sequenza musicale in cui la madre di Wilbur dirige un'orchestra di rane antropomorfe, sulle note di un brano composto per l'occasione ancora una volta da Rufus Wainwright. Di certo non una delle migliori scene, in quanto rivela l'inadeguatezza degli studios alle prese con questa nuova tecnica di animazione. Si segnala inoltre il preesistente brano jazz eseguito in un secondo momento dalla stessa orchestra: Give Me The Simple Life, anche questo poco significativo.
- Little Wonders - L'emozione esplode nel brano conclusivo scritto da Rob Thomas, che ci mostra Lewis rinunciare alle ossessioni del passato per andare incontro al suo luminoso futuro. Commovente e intensa, è in questa scena che ogni tassello va al suo posto, regalando al film una delle più belle chiusure della storia Disney.
- The Motion Waltz (Emotional Commotion) - Un altro brano scritto da Rufus Wainwright, intenso e commovente, che però rimane confinato ai titoli di coda. Probabilmente era stato composto per l'inserimento ma dopo i numerosi stravolgimenti non ha più trovato un suo spazio nel film.
Keep Moving Forward
Meet the Robinsons è un film sull'importanza del fallimento. Solo attraverso le sconfitte si impara a tenere duro, a non arrendersi e spesso si corregge la rotta. La contrapposizione tra Lewis e l'Uomo con la Bombetta, incapace di superare i propri traumi fino ad avvelenarsi l'anima, è evidente. La morale “andare sempre avanti” viene spesso ripetuta nel corso del film, e trova nel finale la sua più degna enunciazione. I Robinson si chiude infatti con una citazione, in grado di dare un senso preciso a quanto visto fino a quel momento, e lasciando piacevolmente sorpreso e a bocca aperta lo spettatore: “Da queste parti, comunque, non ci guardiamo indietro a lungo. Andiamo sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove, perché siamo curiosi... e la curiosità ci porta verso nuovi orizzonti. – Walt Disney”. Si tratta di una frase detta durante i suoi ultimi anni di vita, quando Walt sognava le meraviglie di Tomorrowland e di Epcot. Riportare le sue parole al termine di un nuovo film animato, per giunta in CGI, rinsalda il legame con una tradizione che dopo gli ultimi capovolgimenti sembrava perduta. Con questo commovente congedo è come se ci si scusasse implicitamente per alcune recenti scelte, invitando il pubblico a perdonare e guardare oltre.
E non è l'unico tocco di stile che inscrive I Robinson nella tradizione Disney. L'arrivo di John Lasseter ha cambiato molte cose, tra cui il nome degli studios. Si è passati quindi da Walt Disney Feature Animation a Walt Disney Animation Studios, e per la prima volta in assoluto si è pensato di realizzare un logo che contraddistinguesse finalmente le produzioni dei WDAS da quelle delle altre filiali della company, mettendo un freno all'annosa confusione. Da questo momento in poi un fischiettante Topolino al timone dello Steamboat Willie aprirà ogni corto o lungometraggio prodotto all'hat building, esordendo proprio con I Robinson. Anni di diatribe su cosa avesse senso contare nella cosiddetta “lista dei classici”, sul considerare o meno i film in CGI, trovano nel 2007 la loro fine. I Walt Disney Animation Studios hanno adesso un nuovo nome, un marchio riconoscibile ed una gloriosa tradizione da ricostruire, onorando il passato ma senza dimenticarsi di andare sempre avanti.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Meet The Robinsons
- Anno: 2007
- Durata:
- Produzione: Bill Borden, William Joyce, John Lasseter, Clark Spencer, David J. Steinberg, Makul Wigert
- Regia: Stephen Anderson
- Sceneggiatura: Stephen Anderson, Jon Bernstein, Nathan Greno, Don Hall, Joe Mateo, Aurian Redson, Michelle Splitz
- Storia: Nathan Greno, Don Hall, Joe Mateo, Aurian Redson
- Basato su: A Day With Wilbur Robinson di William Joyce
- Musica: Marius De Vries, Danny Elfman, Rob Thomas, Rufus Wainwright
- Supervisione dell'Animazione: Ruben Azama Aquino, Dale L. Baer, Michael Belzer, Bob Davies, Jay N. Davis, Brian Ferguson, Randy Haycock, Nik Ranieri, John Ripa, Scott Robideau, Dick Zondag
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Tim Allen | Animazione |
Jason Anastas | Animazione (Gaston) |
Stephen Anderson | Regista; Sceneggiatura |
Cinzia Angelini | Animazione |
Mark Anthony Austin | Animazione |
Ruben Azama Aquino | Animatore principale (Mildred, Mr. Willerstein) |
Dale L. Baer | Animatore principale (Wilbur) |
Thomas Baker | Layout |
Scott Beattie | Supervisione Layout |
Michael Belzer | Animatore principale (Carl); Supervisore all'Animazione |
Jon Bernstein | Sceneggiatura |
Allen Blaisdell | Layout |
Brett Boggs | Effetti d'Animazione |
Bill Borden | Produttore |
Katherine Bouglai | Effetti d'Animazione |
Darrin Butters | Animazione (Frankie the Frog) |
Darrin Butts | Animazione |
Jesu Canal | Supervisione TD Rigging |
Ian J. Coony | Effetti d'Animazione |
Christopher Cordingley | Animazione |
Eric Daniels | Animazione |
Bob Davies | Animatore principale (Uncle Art, Stanley, Young Franny, Coach) |
Jay N. Davis | Animatore principale (Doris, Little Doris) |
Marius De Vries | Canzoni |
James DeV. Mansfield | Effetti d'Animazione |
Peter Demund | Effetti d'Animazione |
Lino Di Salvo | Animazione |
Adam Dykstra | Animazione |
Danny Elfman | Canzoni; Musica |
Brian Ferguson | Animatore principale (Grandpa, Bud) |
Ralph Fernan | Animazione |
Chadd Ferron | Animazione |
Cory Rocco Florimonte | Layout |
Mac George | Sviluppo Visivo |
Dave Goetz | Direzione Artistica |
Steve Goldberg | Supervisione Effetti Speciali |
Dave Gottlieb | Animazione |
Nathan Greno | Sceneggiatura; Storia |
Don Hall | Sceneggiatura; Supervisione Storia |
Mark Hammel | Supervisione Tecnica |
Randy Haycock | Animatore principale (Franny, Tallulah, Friz, Petunia, Laszlo) |
Mark Henley | Layout |
Mark Henn | Animazione |
Leland J. Hepler | Animazione |
Jason Herschaft | Animazione |
Marcus Hobbs | Supervisione CG |
Steven Hornby | Animazione |
Daniel Hu | Layout |
Shyh-Chyuan Huang | Effetti d'Animazione |
Ken Huling | Animazione |
David Hutchins | Effetti d'Animazione |
Darrell Johnson | Animazione |
Mike Jones | Effetti d'Animazione |
William Joyce | Storia Originale (A Day With Wilbur Robinson); Produttore Esecutivo |
Kris Kapp | Layout |
Paul Kashuk Jr. | Sviluppo Visivo |
Clay Kaytis | Animazione |
Danny Keller | Animazione |
Brian Kesinger | Layout |
Jennifer Kesinger | Layout |
Ted Kierscey | Effetti d'Animazione |
Jin Kim | Animazione |
Bill Konersman | Effetti d'Animazione |
Alex Kupershmidt | Animazione |
John Lasseter | Produttore Esecutivo |
Amy Lawson Smeed | Animazione |
Kevin K. Lee | Effetti d'Animazione |
Holger Leihe | Animazione |
Rick Maki | Sviluppo Visivo |
Mauro Maressa | Effetti d'Animazione |
Alexander Mark | Animazione (Cornelius) |
Greg Martin | Supervisione TD Modeling |
Joe Mateo | Sceneggiatura; Storia |
Noel McGinn | Animazione |
Mark Mitchell | Animazione |
Timothy Molinder | Effetti d'Animazione |
Rick Moore | Layout |
Erik Morgansen | Animazione; Animazione |
Joe Moshier | Progettazione Personaggi |
Mike Murphy | Animazione; Animazione |
Kevin Nelson | Sviluppo Visivo |
Simon O'Connor | Effetti d'Animazione |
Dustin Pappas | Layout |
Chris Peterson | Supervisione Effetti Speciali |
Heather Pritchett | Supervisione Look Development |
Mark Pudleiner | Animazione; Animazione |
Jean-Christophe Pulain | Sviluppo Visivo |
Nik Ranieri | Animatore principale (Lewis) |
Jeff Ranjo | Sviluppo Visivo |
Aurian Redson | Sceneggiatura; Storia |
John Ripa | Animatore principale (Michael "Goob" Yagoobian, CEO, T-Rex) |
Scott Robideau | Animatore principale (Lucille, Krunklehorn, Grandma, Billie) |
Robh Ruppel | Direzione Artistica |
Merrick Rustia | Layout |
Jason Ryan | Animazione; Animazione |
Eric C. Schmidt | Animazione |
Yuriko Senoo | Animazione |
Tom Shannon | Sviluppo Visivo |
Michael Show | Animazione |
Tony Smeed | Animazione |
Corey Smith | Supervisione CG |
Clark Spencer | Produttore Esecutivo |
Michelle Splitz | Sceneggiatura |
David J. Steinberg | Produttore Associato |
Kyle Strawitz | Sviluppo Visivo |
Kee Nam Suong | Effetti d'Animazione |
Allen C. Tam | Sviluppo Visivo |
Rob Thomas | Canzoni |
Timmy Tompkins | Supervisione TD Simulation |
D. Erich Turner | Effetti d'Animazione |
Cesar Velasquez | Effetti d'Animazione |
Zubin Wadia | Effetti d'Animazione |
David Wainstain | Layout |
Rufus Wainwright | Canzoni |
Doug Walker | Layout |
Marlon West | Effetti d'Animazione |
Makul Wigert | Produttore Associato |
Dougg Williams | Animazione |
Rebecca Wilson Bresee | Animazione |
Ellen Woodbury | Animazione |
Bruce Wright | Effetti d'Animazione |
Jerry Yu Ching | Animazione |
Dick Zondag | Animatore principale (Bowler Hat Guy) |
Ralph Zondag | Animazione |